
La povertà assoluta cresce in particolare al Nord ma l’intensità diminuisce.
Nel 2020, secondo le stime definitive, erano oltre due milioni le famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,7%), per un totale di oltre 5,6 milioni di individui (9,4%), in significativo aumento rispetto al 2019 quando l’incidenza era pari, rispettivamente, al 6,4% e al 7,7%.
Il valore dell’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile
delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) registra una riduzione (dal 20,3% al 18,7%) in tutte le ripartizioni geografiche.
Tale dinamica è frutto anche delle misure messe in campo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, estensione della Cassa integrazione guadagni, ecc.) che hanno consentito alle famiglie in
difficoltà economica – sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020, sia quelle che erano già povere – di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà.

Nel 2020, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, da 8,6%), ma la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019.Tale dinamica fa sì che, se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.
Per classe di età, l’incidenza di povertà assoluta raggiunge l’11,3% (oltre 1 milione 127mila individui) fra i giovani (18-34 anni); rimane su un livello elevato, al 9,2%, anche per la classe di età 35-64 anni (oltre 2 milioni 394 mila individui), mentre si mantiene su valori inferiori alla media nazionale per gli over 65 (5,4%, oltre 742mila persone).
Rispetto al 2019 la quota di famiglie povere cresce a livello nazionale in tutte le tipologie di comune, sebbene con alcune differenze a livello ripartizionale: al Nord aumenta – da 6,1% a 7,8% – nei comuni fino a 50mila abitanti (diversi dai comuni periferia area metropolitana) e nei comuni periferia delle aree metropolitane e comuni da 50.001 abitanti (dal 4,8% al 7,0%). Nel Centro a peggiorare sono le condizioni delle famiglie residenti nei centri area metropolitana, con un’incidenza che passa dal 2,0% al 3,7% mentre nel Sud l’incidenza di povertà cresce, dal 7,6% al 9,2%, nei comuni fino a 50mila abitanti (diversi dai comuni periferia area metropolitana).

Detto ciò, destano quindi preoccupazione e sgomento le parole all’unisono del trio Berlusconi-Meloni.Salvini, che dall’alto delle loro ricchezze, acquisite prevalentemente grazie alla politica (è il caso di Meloni e Salvini), hanno dichiarato e continuano quotidianamente a dichiarare che, appena vinte le elezioni ed andati al Governo, toglieranno, a coloro che vivono di fame e di stenti, l’utilissimo Reddito di Cittadinanza, unico vero elemento in grado di consentire, a coloro che sono in condizioni d’indigenza, di sopravvivere dignitosamente.
Una vera vergogna, che non fa certo onore ai tre politici, evidentemente interessati a ben altro che non agli interessi della collettività, e quindi degli italiani, parola della quale si riempiono molto spesso la bocca unicamente per fini propagandistici.